Sinopsis
Quando sono venuto al mondo, la seconda guerra mondiale era finita da un paio d'anni e la ricostruzione preludeva già a quel miracolo economico, che sarebbe esploso nel decennio successivo. Sono nato nel 1947 a Milano, ma quasi accidentalmente, da padre romagnolo e madre fiorentina. Molto presto, ho cominciato varie peregrinazioni, che hanno contribuito a crearmi quel sentimento di sradicamento e di estraneità che, spesso inconsciamente, mi ha però sempre accompagnato. Anche la mia vita è stata un susseguirsi di esperienze e di passioni, dovute talvolta a circostanze fortuite, talaltra a scelte personali, ma, soprattutto, ad una grande curiosità per le innumerevoli e straordinarie manifestazioni della creatività umana. Oltre alla poesia, che è stata, sin dalla prima giovinezza, una sorta di sommessa colonna sonora, alternando lunghi periodi di silenzio a momenti in cui era lei stessa a dettare versi in cui l'ispirazione risultava una sorpresa anche a me stesso, ho praticato la pittura e la scultura (quest'ultima, ad esempio, è stata la protagonista anche di un mio breve racconto “Bianca e la testa di Medusa”, apprezzato anche dalla Aletti Editore). Da moltissimi anni vivo a Viterbo, città bellissima, anche se non così conosciuta come in realtà meriterebbe, ma in cui, nonostante una permanenza di alcuni decenni, la bella famiglia, con figli e i nipoti, non sono mai riuscito però a sentirmi totalmente inserito: quasi un eterno forestiero, condizione che, specialmente nelle nostre province, tocca a chiunque non vi sia nato e non appartenga quindi ad una famiglia locale, possibilmente da sempre. A questa città devo comunque l'esser diventato marito, padre e infine nonno. Sono quindi ormai quel che si dice un “anziano” e l'immagine che lo specchio mi rimanda è sempre di più quella di un estraneo, in cui faccio fatica a riconoscermi. Sono consapevole che una biografia dovrebbe esser fatta di elementi più oggettivi, che però, generalmente, non interessano a nessuno, e preferisco quindi più le riflessioni perché è quello che in fondo desidero condividere: l'amore, soprattutto, e la compassione senza autocommiserazione verso noi stessi e verso tutti quanti condividono l'umano destino. Le poesie di questa raccolta infatti, non sono altro che un modo di raccontarsi, rinunciando alle precise ma inutili informazioni dell'ufficio anagrafe. Franco Fantinelli