La donna nella Sharia e nella Costituzione italiana

La donna nella Sharia e nella Costituzione italiana

Por Roberta Murgia

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Sinopsis

I diritti umani nascono da una concezione naturale riconosciuta da tutti. Il diritto naturale, nel corso dei millenni, ha detenuto una posizione fondamentale e di rilievo rispetto al diritto positivo, ovvero il diritto creato dall’uomo. Ci sono norme naturali che vanno oltre le leggi umane. Un esempio si può riscontrare nella tragedia di Sofocle la quale vide Antigone non obbedire alle leggi della città in nome di una legge superiore : quella naturale. Questo è l’esempio di come la legge naturale prevale su quella umana. Nel corso dei tempi però, soprattutto nei periodi tristi della storia del mondo, si è evidenziata una legge umana che infrangeva e stravolgeva la legge naturale. Un esempio eclatante è dato dalle Leggi Razziali che dichiaravano l’inutilità di milioni di persone alle quali toglievano ogni forma di diritto. Fortunatamente il mondo ha visto anche periodi di evoluzione in merito ai diritti umani, in particolare in Francia. Proprio la Francia fu la scintilla che spinse molte nazioni ad evolversi e a ribellarsi ai loro governi così da ottenere il riconoscimento dei diritti, in modo particolare di quelli inviolabili. Il punto d’avvio si ebbe con la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789. Da tale carta, il movimento delle femministe, incentrato nella figura di Olympe de Gouges , presentò al parlamento francese la “Dichiarazione della donna e della cittadina” (1791). Grazie a queste due dichiarazioni il 10 dicembre 1948 le Nazioni Unite proclamavano la “Dichiarazione universale dei diritti umani”. Questa fu la prima dichiarazione che riconosceva pari diritti a tutti gli esseri umani, senza differenze etniche, territoriali, di ceto ma soprattutto di sesso. Dal 1948 si ebbe così il riconoscimento dell’uguaglianza tra uomo e donna. Da allora i diritti della donna nel corso degli ultimi decenni, e prima nei secoli, si sono evoluti sino all’ottenimento della più completa eguaglianza. Ciò però non è quel che accade in tutti i paesi del mondo. Oggigiorno ci sono molti paesi del mondo nei quali la donna ha una posizione subordinata all’uomo. Ne sono esempi la Cina ma anche tutti i paesi che appartengono al mondo islamico. È utile a tal proposito fare un paragone evolutivo tra due paesi diversi tra loro. Il primo paese da analizzare è l’Italia che ha visto al suo interno l’affermazione dell’uguaglianza tra uomo e donna sancita nell’articolo 3 della Costituzione. Nei decenni prima dell’affermazione della Costituzione in Italia non vi era però questa uguaglianza. La donna aveva una posizione inferiore rispetto all’uomo anche se per alcuni aspetti si può affermare che poteva comunque vivere una vita dignitosa. Col tempo però è stato necessario garantire alla donna la stessa tutela e gli stessi diritti che vengono riservati all’uomo senza distinzione di genere. Il secondo paese, quello da contrapporre all’Italia, è l’Iran nel quale non vi è per nessun aspetto un’uguaglianza tra uomo e donna. La donna è vista e considerata come un oggetto nelle mani dell’uomo, padre, fratello o marito che sia. Non ha la possibilità di prendere parte alle decisioni che riguardano gli aspetti più importanti della sua vita. La fonte delle discriminazioni è il rifiuto della parità tra uomo e donna. Tale rifiuto è giustificato del versetto 2/228 del corano che cita: “Gli uomini sono superiori alla donna di un grado”. Il corano veste l’importanza di una legge rendendo tale differenza una situazione legittima. Un confronto tra questi due paesi è utile a distinguerne i concetti e le posizioni. I diritti di maggior rilievo ai quali la donna ha avuto accesso, o si auspica che un giorno riesca ad accedervi, sono quelli che riguardano principalmente gli aspetti familiari nel loro complesso, ma anche gli aspetti giuridico - economici.

Roberta Murgia