Conquistadores del Nulla

Conquistadores del Nulla

Por Pasquale cannatà

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Sinopsis

Le scoperte scientifiche sull’origine dell’universo hanno cancellato la Creazione, o rimane ancora quel 50% di possibilità che Blaise Pascal assegnava alla fede? L’uso della ragione nelle riflessioni riguardo alla natura dell’uomo (chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo,...) porta inevitabilmente all’ateismo, o lascia spazio anche al divino? Su questi temi ed anche su questioni politiche, sociali e morali si dibatte in una famiglia della piccola borghesia di un paesino della campagna calabrese: i due genitori e tre dei cinque figli sono credenti e praticanti, mentre gli altri due hanno lasciato la via indicata dal padre per seguire quella che sembrava più in linea con quanto avevano appreso nel corso dei loro studi. I quindici brevi racconti che compongono il libro sono come quindici consigli per aiutare i credenti a non perdersi di fronte alle argomentazioni degli atei che vorrebbero convincerli della non esistenza di Dio. Situazioni di normale vita familiare sono la cornice entro la quale si discute di scienza, archeologia, letteratura, filosofia, politica, vita sociale: il quadro narrativo è il più delle volte rappresentato dalle mura domestiche, ma non mancano le discussioni durante un funerale o la processione in onore del santo patrono o all’interno del negozio dove si svolge l’attività lavorativa del capo famiglia. Alcune frasi o modi di dire in dialetto evidenziano la cultura contadina di quel piccolo paese alla metà del novecento. Scopo del libro è dimostrare che tra la fede e la moderna ragione scientifica non c’è incompatibilità e neppure dissonanza, ma pieno accordo. La vecchia formula di Tertulliano, “credo quia absurdum” (credo nonostante sia assurdo), risulta così completamente rovesciata: si crede perché, alla luce dei fatti e della interpretazione razionale di essi, è assurdo non tanto credere, quanto non credere, e sarà l’ateo a pronunciare, debitamente parafrasandola, la formula tertullianesca, non potendo altro dire che “non credo, quia absurdum”. “Conquistatori… del nulla” significa dunque non solo che il nulla, in quanto nulla, non si può conquistare, ma che tutta la filosofia atea, ha e non può che avere il nulla come proprio orizzonte: il nulla è il vuoto esistenziale, la mancanza di senso che deriva dal pensare l’uomo come mero “essere per la morte” e non invece come “essere per l’eternità”, come dimostrano la ragione teologica e quella scientifica. Il credente spera di meritare il paradiso, mentre l’ateo è sicuro di diventare un mucchio di cenere: bella conquista!

Pasquale cannatà