Come Ridevano

Come Ridevano

Por Massimo Ferrari

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Sinopsis

Il succedersi in breve tempo di eventi politici e sociali tanto cruciali e spesso drammatici, in un Paese afflitto dalla fame, dalla disoccupazione, dal banditismo e persino da fenomeni di separatismo, lasciano facilmente capire quanto poco avesse da ridere l’opinione pubblica. Eppure proprio tra la seconda metà del 1945 e il 1948 le edicole italiane segnarono la presenza di un gran numero di fogli satirici, quasi tutti di ispirazione conservatrice. Rissosi in modo talvolta eccessivo (ma come non esserlo in quegli anni?), polemici e provocatori, persino trasgressivi, pur se inizialmente soggetti alla censura degli Angloamericani, questi giornali furono tuttavia il banco di prova della appena conquistata libertà d’espressione ed anche il terreno su cui si affrontarono concezioni politiche e culturali diverse, persino nel modo di fare satira. Infine, ma non è la minor componente, essi furono il trampolino di lancio per un ampio gruppo di giornalisti, scrittori, vignettisti e persino sceneggiatori che, come abbiamo cercato di evidenziare, hanno animato un lungo periodo della nostra storia, in taluni casi raggiungendo la soglia del terzo millennio. Oggi il giornalismo satirico non gode di grande salute: non mancano le testate telematiche e qualche coraggioso va ancora in edicola, ma si tratta di poca cosa rispetto al passato. Il pubblico preferisce gli spettacoli televisivi o quelli cinematografici, ma il Museo della satira di Forte dei Marmi tramanda la memoria di un fenomeno non certo secondario nella storia del giornalismo italiano e di cui di seguito abbiamo voluto evocare alcuni momenti topici. Certo, per fare satira (per lo più amara) vignettisti e giornalisti si mostrarono capaci di percorrere tutte vie possibili, anche le più impervie che sfociavano inevitabilmente in una critica talvolta grossolana e greve, ma d’altra parte non bisogna dimenticare che quasi sempre, con fiuto degno delle migliori tradizioni giornalistiche, essi furono capaci di intercettare gli orientamenti della maggior parte dell’opinione pubblica, traducendoli in carta stampata. Nelle pagine che seguono non abbiamo presentato tutti i fogli satirici del periodo, ma solo un’ampia selezione di quelli che ci sono parsi più significativi e poco noti alla storiografia ufficiale, giuntici tramite la conservazione del Cav. Angelo Beretta e dei figli dottor. Eugenio e prof. Carlo, cui va la più sentita riconoscenza.

Massimo Ferrari


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